L'invincibile superconiglio fossile che superò indenne 20 milioni di anni di cambiamenti climatici per finire arrosto

Link identifier archive #link-archive-thumb-soap-10763
L'invincibile superconiglio fossile che superò indenne 20 milioni di anni di cambiamenti climatici per finire arrosto
Un recentissimo articolo dal titolo Link identifier #identifier__54015-1“Prolagus Pomel, 1853 (Lagomorpha, Mammalia) in the framework of the Pliocene faunal rearrangements in central Europe”, pubblicato sulla rivista scientifica Comptes Rendus Palevol, realizzato in collaborazione fra il Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi di Roma Tre (prof.ssa  Chiara Angelone e Blanca Moncunill-Solè, ex post-doc) e l’Istituto di Geologia dell’Accademia Ceca delle Scienze (prof. Stanislav Čermàk) analizza un intervallo della storia evolutiva del lagomorfo estinto Prolagus, lontano parente delle attuali lepri fischiatrici dell’Asia centrale e del Nord America centro-occidentale.
Secondo i ricercatori, appare evidente che Prolagus, apparso più di 20 milioni di anni fa ed estintosi in epoca storica, ha attraversato indenne milioni di anni di cambiamenti climatici. Qual è stato il "segreto" del suo successo?

E quale equilibrio si è alla fine spezzato causando la sua estinzione?

I segni di una crisi sono evidenti a partire da 6 milioni di anni fa, quando l'areale di distribuzione geografica di Prolagus, si restringe moltissimo attestandosi intorno alle regioni perimediterranee. Ma inquadrando meglio il problema, si evince che il processo di declino si è innescato in sordina già da 3 milioni di anni prima, passando inosservato ad analisi meno approfondite. La causa? I processi orogenici legati alla formazione dell'Arco Alpino. Poco a poco, tali cambiamenti modificarono l'assetto geografico dell'Europa centrale creando una barriera fisiografica che circa 9 milioni di anni fa segnò l'inizio della frammentazione dell'areale di distribuzione di Prolagus. Ciò innescò il dapprima lento, e poi più veloce ed inesorabile declino di questo mammifero, fino al punto di non ritorno.

E così, alla fine del Pleistocene medio Prolagus si era estinto in Europa continentale, ma sopravvisse in Corsica e Sardegna, dove, a giudicare dall'abbondanza dei resti fossili, sembra che abbia felicemente prosperato a dispetto dei cambiamenti climatici che comunque si susseguivano inesorabili, e nonostante l'arrivo sulle isole di altri piccoli e grandi mammiferi. Fu invece l'arrivo dell'uomo che riuscì a sbilanciare completamente gli equilibri che Prolagus era riuscito ogni volta a ristabilire con l'ambiente e gli organismi al contorno. E più di 20 milioni di anni di storia andarono in fumo o, meglio, arrosto, come testimoniano i reperti archeologici.
 
Questa storia ci insegna che:
·  è d'uopo riconsiderare periodicamente concetti divenuti paradigmi: contrariamente a quanto precedentemente dato per scontato, i cambiamenti climatici non hanno affatto avuto un ruolo primario nella storia evolutiva di Prolagus;
·  una visione integrata degli eventi climatici, paleogeografici e biologici avvenuti nel tempo profondo, come quella del paleontologo, è assolutamente necessaria per discriminare le cause di un evento del passato.
·  le cause di un evento biologico non vanno ricercate nell'immediatezza dei fatti ma in un contesto temporale ed areale molto più ampio. Ciò significa anche che quando un problema si palesa, di solito è anche troppo tardi per invertire la tendenza.
·  la frammentazione dell'habitat, attualmente molto comune a causa dell'azione antropica, dei cambiamenti climatici o a una combinazione dei due fattori, non rappresenta una condizione favorevole alla sopravvivenza di un organismo.
·  la specie umana si conferma una perniciosa perturbatrice degli equilibri naturali: l'equilibrio conquistato da Prolagus nelle isole di Sardegna e Corsica al netto di innumerevoli variazioni climatiche ed ecologiche si è infranto a seguito dell'incontro con l'uomo.